Byron Harmon, 1906-1934
Il tepee rappresenta una delle più ingegnose forme abitative creato dall’ingegno umano, ideato dalle tribù delle praterie in continuo movimento durante la stagione estiva per cacciare caribù e bisonti per superare il rigido inverno. Finchè non arrivarono gli europei, le tribù nomadi si spostavano a piedi, smontando e rimontando i tepee, facendo trascinare le strutture ai cani. La diffusione del cavallo rappresentò una vera rivoluzione nei trasporti potendo così costruire dei tepee sempre più grandi e tecnicamente elaborati: un numero variabile di lunghe pertiche da far convergere all’apice contemporaneamente grazie ad un saldo treppiede quale armatura portante; appoggiando altre pertiche all’incrocio fino a creare la struttura conica, leggermente inclinata verso la parte posteriore rispetto all’ingresso (sempre rivolto ad est per rendere grazie al sole nascente) rendendo il tepee più spazioso internamente e più resistente alla furia del vento. Il tutto ricoperto di pelle di schiena di bisonte. Sia la preparazione delle pelli necessarie (una quindicina per un tepee medio del diametro di quattro metri) che il montaggio stesso era riservato alle donne.Pratico e veloce da innalzare e smontare, resistente, impermeabile, con un bel fuoco al centro e relativo sistema di ventilazione dato dai deflettori e orecchie di pelle che consentono il risucchio del fumo e proteggono l’incrocio dei pali in alto dalla pioggia e dalla neve.
La moglie era proprietaria dell’abitazione ed il marito era un ospite, il quale tuttavia si riservava l’onore di provvedere alle decorazioni. La notte portava consiglio e a seguito di un sogno ritenuto significativo, il marito si rivolgeva ad un abile pittore, che con un pennello di coda di bisonte trasferiva sul tepee il suo racconto.
La moglie era proprietaria dell’abitazione ed il marito era un ospite, il quale tuttavia si riservava l’onore di provvedere alle decorazioni. La notte portava consiglio e a seguito di un sogno ritenuto significativo, il marito si rivolgeva ad un abile pittore, che con un pennello di coda di bisonte trasferiva sul tepee il suo racconto.
Gli indiani concepivano le loro abitazioni come dei microcosmi: sistemate in cerchio attorno ad un grande tepee al centro dell’accampamento, come il sole al centro dell’immensa galassia, dove i capi si radunavano a prendere le decisioni più importanti per la vita della comunità e dove si svolgeva la danza del sole al termine della stagione di caccia. Nei grandi raduni si potevano contare centinaia, migliaia di tepee disposti in cerchi concentrici come una metafora cosmica.
Raccontava Alce Bianco ai suoi nipoti:
Tutto ciò che è fatto dalla forza del mondo ha la forma di un cerchio. Il cielo è rotondo e mi hanno detto che il mondo è rotondo come una palla. E così tutte le stelle. Come i nidi degli uccelli, i nostri tepee sono rotondi e disposti in cerchio: il cerchio delle nazioni, un nido di molti nidi che il Grande Spirito ci ha destinato perché vi nascano i nostri figli.
Per saperne di più sulle tecniche di costruzioni, etc. ti consiglio un sito italiano davvero appassionante, ben curato ed esauriente.
Raccontava Alce Bianco ai suoi nipoti:
Tutto ciò che è fatto dalla forza del mondo ha la forma di un cerchio. Il cielo è rotondo e mi hanno detto che il mondo è rotondo come una palla. E così tutte le stelle. Come i nidi degli uccelli, i nostri tepee sono rotondi e disposti in cerchio: il cerchio delle nazioni, un nido di molti nidi che il Grande Spirito ci ha destinato perché vi nascano i nostri figli.
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