Nella nostra epoca caratterizzata da una rete mondiale di telecomunicazioni, può risultare difficile immaginare l’impatto che sollevarono nel mondo scientifico gli esperimenti pionieristici di comunicazione a distanza che ebbero luogo a cavallo tra il XIX e il XX secolo.
Tutti ricordano certamente gli esperimenti condotti dallo scienziato italiano Guglielmo Marconi che possono, a buon diritto, essere considerati quelli decisivi per l’affermarsi del telegrafo senza fili sia pure in forma rudimentale.
Pochi forse sono al corrente che sul suolo canadese Marconi condusse fondamentali esperimenti sulla strada della sua completa affermazione come scienziato.
Tutti ricordano certamente gli esperimenti condotti dallo scienziato italiano Guglielmo Marconi che possono, a buon diritto, essere considerati quelli decisivi per l’affermarsi del telegrafo senza fili sia pure in forma rudimentale.
Pochi forse sono al corrente che sul suolo canadese Marconi condusse fondamentali esperimenti sulla strada della sua completa affermazione come scienziato.
Un primo successo, sia pure modesto, Marconi lo ottenne il 12 dicembre 1901 quando ricevette sulla sommità di Signal Hill a St John’s nell’isola di Terranova un segnale in alfabeto Morse dal suo trasmettitore in Inghilterra.
Ma fu esattamente un anno dopo, il 15 dicembre 1902 che – grazie all’aiuto politico e finanziario del Primo Ministro canadese Wilfrid Laurier e del Ministro delle Finanze William Fielding - il primo messaggio telegrafico senza fili, partito da una gigantesca antenna alta circa 80 metri situata a Table Head, un altopiano ventoso, prospiciente il centro minerario di Glace Bay, a Cape Breton Island in Nova Scotia, raggiunse Poldhu in Cornovaglia. La stazione ricevente registrò una trasmissione perfetta per circa due ore. La notte successiva il corrispondente canadese del Times di Londra inviò un dispaccio in Inghilterra. A questo fecero seguito i messaggi ufficiali al re Edoardo e al re Vittorio Emanuele: era nata la telegrafia senza fili attraverso l’Atlantico.
Ma fu esattamente un anno dopo, il 15 dicembre 1902 che – grazie all’aiuto politico e finanziario del Primo Ministro canadese Wilfrid Laurier e del Ministro delle Finanze William Fielding - il primo messaggio telegrafico senza fili, partito da una gigantesca antenna alta circa 80 metri situata a Table Head, un altopiano ventoso, prospiciente il centro minerario di Glace Bay, a Cape Breton Island in Nova Scotia, raggiunse Poldhu in Cornovaglia. La stazione ricevente registrò una trasmissione perfetta per circa due ore. La notte successiva il corrispondente canadese del Times di Londra inviò un dispaccio in Inghilterra. A questo fecero seguito i messaggi ufficiali al re Edoardo e al re Vittorio Emanuele: era nata la telegrafia senza fili attraverso l’Atlantico.
Nello stesso luogo dove era situata la stazione originale, in tempi recenti è stato allestito un centro commemorativo assai interessante: la parte principale dell’esposizione è dominata da un modello in scala della stazione originale corredato dalle torri, le antenne, gli edifici e la topografia di Table Head con le sue scogliere, brulle e selvagge, meta di migliaia di uccelli marini, a picco sull’Atlantico. Non mancano fotografie storiche, libri, manufatti, opuscoli e volantini – oltre ad una presentazione audiovisiva - che illustrano l’attività scientifica di Marconi.
Durante tutta la visita abbiamo avuto una guida del Sito tutta per noi, Nicolaj: suo nonno Anton, emigrato in Nova Scotia dalle lontane campagne attorno a San Pietroburgo, aveva sposato negli anni '30 Luisa, nata ad Halifax da genitori italiani, da quale località Nicolaj non ricordava... queste lontane radici comuni lo legarono subito a noi e ci accolse con calore come fossimo davvero suoi cugini in visita dall'Italia (e purtroppo sono rarissimi gli Italiani che si recano qui).
Conquistati da questo inatteso legame parentale, lo abbiamo sorpreso sbirciare commosso sopra le nostre spalle mentre firmavamo il Libro Visitatori: Mr and Mrs Gentile from Italy.
Abbiamo raggiunto insieme il busto di bronzo di Marconi fuori dal Museo, camminando poi verso il vasto e arido promontorio che si proietta sull'oceano e dove un tempo era situata la stazione originale di cui rimangono solo le fondamenta. Sotto una stizzosa pioggerellina spinta in ogni direzione dal vento impetuoso abbiamo ammirato a lungo senza parlare un panorama di rara bellezza, uno sguardo nostalgico verso la Madre Europa.
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