giovedì 18 ottobre 2007

THE GREAT ANTONIO - LE GRAND ANTONIO



Navigando in internet ho fatto una scoperta inaspettata: mi sono ritrovata di fronte all’immagine di un personaggio conosciuto negli anni Sessanta a Montréal.
The Great Antonio – Le Grand Antonio, all’anagrafe Antonio Barichievich (10 ottobre 1925 - 7 settembre 2003)
, un forzuto ed eccentrico Croato-Canadese che si dice giunto ad Halifax in Nova Scotia su una nave di rifugiati nel 1945 dall’allora yugoslava Zagabria. Degli anni trascorsi in patria durante la II Guerra Mondiale nulla si sa, non ne parlò mai, ma pare che l’esperienza lo avesse segnato profondamente nella psiche. Si dice che già a 6 anni andasse a lavorare con pala e piccone ed a 12 anni fosse capace di sradicare grossi alberi con una corda legata al collo.
In Canada sfruttò le sue doti fisiche (alto 1,93 mt, pesava 211 chili) esibendosi in prove di forza entrando nel libro dei Guinness dei Primati nel 1952, avendo trainato un treno lungo 19,8 metri del peso di 433 tonnellate. Altro record da guinness nel 1960 quando trascinò lungo la rue St. Catherine una fila di 4 bus di linea carichi di passeggeri (vedi foto) cosa che poi faceva spesso tra lo stupore dei passanti e lo sconcerto della polizia che non riusciva a riportare l’ordine sulle strade, dopo che lui si era legato al collo il parafango di un bus e tirava! Divenne nel 1971 anche boxeur professionista, con poco successo per i suoi modi ed aspetto poco gradevoli.
Col passare del tempo sempre più eccentrico, propose alla Boeing di trascinare un 747 lunga una pista in cambio di un jet personale ma gli venne rifiutato come anche la proposta fatta a Don King di girare un film sulla boxe per un milione di dollari. Al cinema e alla TV approdò comunque con diverse pellicole ed esibizioni e durante i suoi viaggi incontrò molte personalità della politica e dello spettacolo. Negli anni settanta era talmente ricco da potersi comprare ogni 2 anni una fiammante Lincoln Continental costruita su misura!


Negli ultimi anni della sua vita si aggirava per le vie di Montréal, un ‘barbone’ solo ed abbandonato, pare senza fissa dimora (anche se si dice abitasse in rue Bélanger, nel cuore di Little Italy, nel periodo in cui andava dicendo di essere di origini italiane). Chiunque lo cercasse doveva lasciare un messaggio al negozio di ciambelle Dunkin’ Donuts a Rosemont o rintracciarlo nella metropolitana alla fermata Berri-Uqam dove vendeva cartoline e brochures sulla sua vita. Una figura solitaria e patetica che la gente evitava non perché ne avesse paura ma perché aveva smesso da tempo di lavarsi.
Alla sua morte furono trovate, negli enormi sacchi dell’immondizia che fungevano da suo archivio dove raccoglieva ogni più piccolo pezzo di carta che parlava di lui, lettere e fotografie tra gli altri con Bill Clinton, Pierre Trudeau, Liza Mannelli, Lee Major, Sophia Loren, Luciano Pavarotti.
Muore nel 2003 all’età di 77 anni di infarto, su una panchina di fronte ad un grocery store. Si dice fosse stato sposato 2 volte, una in Europa ed una in Canada, ma non risultano esserci suoi discendenti diretti.




Dalla mia scatola di vecchie foto, lo vedete mentre divora una pizza extra-large nella pizzeria del mio papà. Ci veniva spesso con la moglie negli anni sessanta: pantagruelici pasti gratuiti assicurati, e tanta pubblicità per la Boulangerie Napolitaine di Park Avenue.













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